martedì 4 marzo 2008

Io e il mio amico Mill.



Si,si parlo di J.S. Mill ,mi guida nelle tenebre ed è un liberale !!

Anche io ,anche io lo sono ,io sono un liberale,io ho letto Marx ma sono andato oltre Marx ,io ho Mill ,io e il mio amico Mill siamo sempre insieme ,è il mio amico robot e quando mi chiedono di render conto della visione ispiratrice ripeto: Mill,Mill e ancora Mill, più o meno ogni anno dico di essere amico di Mill,noi abbiamo capito Marx ma come Mill l'abbiamo superato.
Certo lui dice che la felicità è fine a se stessa e che io mi sbaglio perchè ho confuso un mezzo ,i soldi ,per il fine ,ma insomma dice che capita a molti ,è sempre comprensivo con me.
Certo dice che è meglio essere un Socrate insoddisfatto che un porco soddisfatto,perchè il porco ignora i piaceri di Socrate ,ma in molti sbagliano ,lui è davvero comprensivo.
Certo dice che far associare persone con l'inganno e massificarle è sbagliato ,davvero sbagliato ,ma mica possiedo in blocco l' informazione ,ho un partito politico ,quando mai ?
Certo dice che il proibizionismo in qualsiasi ambito è un errore ,ma io quei drogati di merda li odio,spero sia comprensivo anche sta volta.
Certo benchè fosse orientato verso la proprietà privata non odiava i socialismi o i comunisti utopisti,non aveva dato peso a Marx nè alla prima internazionale, ma conosceva a fondo gli altri ed era amico loro ,beh io non posso decidere gli amici dei miei amici,che siano comunisti o mafiosi ,o tutti e due.
Certo sulle faccende morali e sull'aborto ,la pensiamo differentemente ,ma proprio perchè ho capito Mill , il mio pensiero vale più del suo,dunque meglio lasciare ai delegati di Dio queste faccende ,non mi interessano in fondo.
Certo mi si può rinfacciare le cariche contro i manifestanti ,ma insomma questa è la prassi ,mica la libertà di opinione poi realmente deve diventare libertà di manifestazione,espressione o addirittura stampa,beh almeno non per tutti.



PER CORTESIA ESISTE UNO STRACCIO DI GIORNALISTA CHE POSSA FARGLI NOTARE CHE NON HA MAI LETTO NULLA DI MILL?
NON A SCOPI POLITICI MA SOLO PER RIVALUTARE IL BUON NOME DI MILL CHE NON SI MERITA NULLA DI TUTTO QUESTO.

Naturale sto cazzo.


"Famiglia Naturale"
, "Uomo Naturale"
, "Procreazione Naturale"
,"Diritto Naturale"
; niente di meglio che questo apostrofo Naturale calato come un asso di bastoni in una partita di briscola (Ronald Dworkin) per tagliare le gambe ad ogni possibile mediazione in qualsiasi senso.
Ma quando sentite dire "Naturale" cercate di ragionare su ciò che significa naturale nel nostro caso,nel caso umano.
L'uomo è naturale poichè sottoposto alla natura intesa come leggi (C. Darwin),e in relazione alle leggi,nulla di divino o inviolabile nel corpo e nella mente di una scimmia glabra.
Dunque L'azione snaturata sorge con la volontà umana.
Questo non ci aiuta affatto poichè tanto sarà innaturale una azione (X) tanto una (y) e dall'omicidio al sacrificio non vi sarà alcuna differenza poichè se è la volontà la variabile che estrae dal naturale un gesto rendendolo diverso ,sarà valida la violazione connessa per ogni elemento della serie di azioni volontarie.
Dunque urge che fermiamo ogni possibile volontà al mondo ,compresa quella degli animali per ristabilire il regno del "Naturale" ,ops .......Così applicheremmo una volontà.

giovedì 14 febbraio 2008

Utopia

37 "Utilizziamo infatti un ordinamento politico che non imita le leggi dei popoli confinanti, dal momento che, anzi, siamo noi ad essere d'esempio per qualcuno, più che imitare gli altri. E di nome, per il fatto che non si governa nell'interesse di pochi ma di molti, è chiamato democrazia; per quanto riguarda le leggi per dirimere le controversie private, è presente per tutti lo stesso trattamento; per quanto poi riguarda la dignità, ciascuno viene preferito per le cariche pubbliche a seconda del campo in cui sia stimato, non tanto per appartenenza ad un ceto sociale, quanto per valore; e per quanto riguarda poi la povertà, se qualcuno può apportare un beneficio alla città, non viene impedito dall'oscurità della sua condizione. Inoltre viviamo liberamente come cittadini nell'occuparci degli affari pubblici e nei confronti del sospetto che sorge nei confronti l'uno dell'altro dalle attività quotidiane, non adirandoci con il nostro vicino, se fa qualcosa per proprio piacere, né infliggendo umiliazioni, non dannose ma penose a vedersi. Trattando le faccende private, dunque, senza offenderci, a maggior ragione, per timore, non commettiamo illegalità nelle faccende pubbliche, dato che prestiamo obbedienza a coloro che di volta in volta sono al potere ed alle leggi e soprattutto a quante sono in vigore per portare aiuto contro le ingiustizie e quante, benchè non siano scritte, comportano una vergogna riconosciuta da tutti . "

41 "In sintesi io affermo che tutta la nostra città sia un modello didattico della Grecia e che mi sembra che i nostri uomini, presi singolarmente, rivolgano la loro indipendente personalità, con moltissima versatilità, accompagnata da decoro, alle più svariate occupazioni. E proprio la potenza della città, che abbiamo conseguito in seguito a queste nostre capacità, rivela che questo non è uno sfoggio di parole di questo momento, quanto piuttosto la verità dei fatti. Sola, infatti, fra quelle d'oggi, affronta la prova essendo superiore alla sua fama e sola né provoca sdegno nel nemico che l'assale, da quali avversari è ridotto male, né ( suscita ) il malcontento nei sudditi, come se fossero governati da persone indegne. Inoltre, dopo aver dimostrato con grandi prove che anche la nostra potenza è suffragata da testimonianze, saremo ammirati dai contemporanei e dai posteri, dato che non abbiamo inoltre bisogno né di Omero che ci elogi né di qualcuno che con i suoi versi sul momento ci diletterà, ma la verità smentirà la rappresentazione dei fatti, e che invece costringemmo ogni mare ed ogni terra a diventare accessibile alla nostra audacia ed edificammo insieme ovunque ricordi destinati a durare in eterno di sventure e successi. Dunque, per una tale città, questi uomini morirono nobilmente in combattimento, perché ritenevano giusto che non fosse loro strappata via, ed è naturale che ognuno degli uomini sopravvissuti desideri soffrire per essa. " (La guerra del Peloponneso II)


In questo caso credo ci troviamo davanti ad una utopia, o l'utopia di Atene nella mente dell'autore , o una utopia che è stata realizzata ,e questo porterebbe a far rivedere molto il nostro concetto di utopia.
Ma anche il fatto che un'utopia possa essere nel pensiero ,prima dell' atto poietico ,non ci conforta affatto.


mercoledì 13 febbraio 2008

Cosa sia la tirannide.

"indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo. E, viceversa, tirannide parimente si dee riputar quel governo, in cui chi è preposto al creare le leggi, le può egli stesso eseguire. E qui è necessario osservare, che le leggi, cioè gli scambievoli e solenni patti sociali, non debbono essere che il semplice prodotto della volontà dei più; la quale si viene a raccogliere per via di legittimi eletti del popolo. Se dunque gli eletti al ridurre in leggi la volontà dei più le possono a lor talento essi stessi eseguire, diventano costoro tiranni; perché sta in loro soltanto lo interpretarle, disfarle, cangiarle, e il male o niente eseguirle. Che la differenza fra la tirannide e il giusto governo, non è posta (come alcuni stoltamente, altri maliziosamente, asseriscono) nell'esservi o il non esservi delle leggi stabilite; ma nell'esservi una stabilita impossibilità del non eseguirle. Non solamente dunque è tirannide ogni governo, dove chi eseguisce le leggi, le fa; o chi le fa, le eseguisce: ma è tirannide piena altresì ogni qualunque governo, in cui chi è preposto all'eseguire le leggi non dà pure mai conto della loro esecuzione a chi le ha create. " (Cap.2 Della tirannide)
Non si può essere stuprati del voto ad ogni fanfara di polli.